Un venerdì sera, in orario da aperitivo, in una delle tante cantine della gioiosa Marca Trevigiana.
Di cantina in cantina, dovrei dire. Lasciato il mio posto di lavoro, mi sono diretta in questa cantina qui, a San Polo di Piave (TV), che ospitava un evento che aveva come ospiti Massimo Carlotto e Sandro Sangiorgi: il primo noto scrittore noir, il papà del vero Alligatore, ma anche scrittore di molti romanzi di indagine, il secondo giornalista enogastronomico, esperto di vini, sommelier, pioniere del movimento Slow Food.
In un splendido contesto, sotto una vite a Bellussi, tipico allevamento di viti diffuso quasi esclusivamene nella zona di Treviso, (e a scemare tra Padova e anche nel bolognese), sopra un carro allestito a festa, i due sopracitati, un giornalista che moderava l'incontro e un bravo bluesman, accompagnatore musicale della serata.
"Vino e letteratura", il titolo della serata era questo. La chiacchierata è stata da capogiro, moltissimi gli spunti che mi sono portata a casa, e soprattutto concetti essenziali, svestiti da quanto semplici essi siano.
Vi lascio solo tre spunti su cui meditare, quelli che possiamo pure cogliere nella nostra quotidianità.
Il vino: vino naturale in primis, quello che accoglie e sfrutta la propria naturalità fatta anche di enzimi e lieviti presenti in esso; e cosa fa il vino? Tre cose fondamentali: restituisce il luogo dove cresce la vite e ne mantiene le tradizioni e i sapori originali, nutre il fisico e lo spirito, rafforza il rapporto con il cibo. Sono tre qualità spesso dimenticate e sottovalutate, scontate direi io. eppure Sangiorgi le valorizza. Non si possono dimenticare.
La passione: diventa un argomento cardine. Carlotto interviene dicendo che nel momento in cui degusta un vino, un suo pensiero va sempre al produttore, e alla fatica che si cela dietro alla passione per l'uva e la sua trasformazione. Una passione che traspare soprattutto nella qualità e nell'esprimere la vera natura del vino. Una passione che però sta marcendo e perdendo il suo significato nell'Italia dei nostri anni, la definisce la "passione di spessore", quella che fa girare il mondo, ma che in Italia in ogni settore e ambito è stata persa (si pensi alla politica ad esempio). Lui si ritiene fortunato: scrive e dosa a suo piacimento la passione nei suoi personaggi. Bello, no? Anche nel progetto letterario che lo vede protagonista con Marco Videtta in questi mesi, "Le vendicatrici", ovvero una lettura noir della condizione della donna che vive ai giorni d'oggi, con la crisi che la travolge e che la discrimina. Lui lo dice: si è innamorato delle quattro protagoniste di questo filone... e non so se sia stata una frase ad effetto, oppure no, sta di fatto che ora il desiderio di buttarcisi sopra a queste storie è immediata. La passione con cui ne ha parlato era palese e contagiosa!
Sensi: assaporare i vini e degustarli è avvicinarsi a sè stessi e all'uso di tutti i nostri sensi. La moda ha un periodo breve per quanto riguada i gusti e Sangiorgi aggiunge pure che è inutile fare gli snob o i bastiancontrari per forza. Se piace un vino, che è e fa la moda del momento, accettiamolo!, se invece non ci piace, va bene lo stesso! si deve capire che degustare è acuire i propri sensi e non seguire la moda.
Che ne dite, cosa ne possiamo trarre da questa chiacchierata sotto le vigne?
Io mi sono molto rinvigorita, ho avuto modo di affrancare le mie convinzioni in merito, soprattutto per ciò che riguarda i sensi. Spesso dimenticati, ma pur sempre protagonisti di ogni singolo atto che facciamo. Determinano la nostra libertà di esprimerci, la libertà vera, quella che più volte tiro in ballo, e che è lontana dal liberismo e dai libertini e dai popolani (o popolari, o popolanti, o popo-lesi, o popoliani?) della libertà. Libertà. Punto.
Che ne dite, calice alla mano e ci meditiamo un po' su ???
Riflessioni importanti, in primis quella di "papà" Carlotto ... condivido, la passione, vera, ci deve muovere, altrimenti è solpo moda, è seguire la corrente, e non porta a nulla. Gran bella questa cosa: vino,passioni, libri...
RispondiEliminaGià, Le vendicatrici, credo che se ne sia innamorato, anche di queste ...
Calice o bicchiere da trattoria, brindo alla mia salute (sono egoista), scoprendo i pensieri più o meno sinceri (o insinceri).
RispondiEliminaLa moda, col vino, si bazzica, ma poi resta il gusto personale: bevo per piacere mio, non per fare un piacere a altri :)
a me piace pensare a come le singole componenti arrivino a miscelarsi nelle giuste dosi per dare origine ad un sapore che è tipico di una determinata produzione
RispondiEliminaRiflessioni molto importanti..su cui mi soffermerò anche io oggi...
RispondiEliminaMi ha rilassata molto la lettura di questo post..grazie..
Una bella iniziativa. Mi però son 'na veneta astemia.
RispondiEliminaUn bacione cara
@Alligatore, passione: parola della settimana! ;)
RispondiElimina@Chaillr, grandiosa. alla tua, e alla mia allora! si beve per sè. esatto. ma intorno vedo tanto bere per colmare...
@Charlie, che poesia sensitiva!
@M4ry, grazie a te, per avere condiviso questo tuo dolce pensiero!
@Kylie, nooooooo!!! ma il raboso fa sangue, ricordalo ;)
Che bella esperienza dev'essere stata, e bello anche il modo in cui ce l'hai raccontata. Mi hai fatto venir voglia di un bel bicchiere di bianco fresco :)
RispondiElimina@Cri, alla tua salute allora!
RispondiElimina