giovedì 29 luglio 2010

Pioggia

Cade una leggera pioggia di fuori.
Sono appena rientrata da una commissione in cui ho avuto il piacere di sentirmi avvolgere dalla pioggia...ogni goccia che si frangeva sulla mia schiena sembrava un massaggio...e un messaggio.
Infatti sto cercando di risolvere il mio conflitto con l'acqua, in particolare con quella fredda, ma giornalmente mi esercito in quanto sono veramente convinta di quanto bene possa farmi e di cosa possa darmi.
Infatti, oltre a svariati benefici fisici, l'acqua, se fredda, stimola e smuove le proprie paure, fa fuoriuscire la propria energia e dona ottimismo; al contrario, se calda aiuta ad entrare in contatto con la propria parte intima, con l'amore, gli affetti, essa abbraccia e non fa sentire soli, crea l'accoglienza.
Oggi però la prima cosa che mi è venuta in mente sotto la pioggia, è stata la poesia di Gabriele D'Annunzio "La pioggia nel pineto", e rileggendola mi ha colpito perchè si percepiscono le vere emozioni sensoriali che vengono descritte, l'immedesimazione è reale, e la vista, l'udito, l'olfatto vengono inebriati dalle suggestioni che il poeta crea...che bel regalo mi sono fatta! Veramente sembra di spiarli, questi due amanti che passeggiano nella pineta, e sorpresi da questo acquazzone si fanno avvolgere dalla natura...sembra che non gli sfugga nulla, perchè tutto è descritto minuziosamente, ma a me sembra che la cosa più importante è la condivisione tra i due di un momento così fuori dalla quotidianità; queste gocce che iniziano a rigare il volto di Ermione, inzuppare gli abiti e loro che continuano ad andare di frasca in frasca; il suono delle cicale che pian piano viene assopito da quello della pioggia, e la musicalità di questa strofa mi incanta... Forse la mia è un'interpretazione moderna e personale in cui natura e amore si fondono...è quello che ho percepito, ed è quello che mi porto dentro in questa giornata in cui si sente l'odore della pioggia...

La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

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