mercoledì 31 luglio 2013

La felicità esiste. Il finale.

Sono solita, dopo aver letto un libro, lasciarlo sopra il tavolo in sala, su di una catasta di libri già letti, che rimangono lì per un po', a sedimentare. Vederli davanti a me mi permette di tenerli ancora vivi, sono degli enzimi che con la loro visione aiutano a metabolizzare la storia appena letta, a ricordarmela e renderla mia.

Poi accade che, li sfoglio e mi trascrivo quelle frasi che più mi hanno colpito, nel mio appunt-diario.

Succede anche che, mi osservano, e mi attirano nuovamente. Quindi dal divano mi protendo in avanti, lo prendo e mi rimetto a leggere quei capitoli più interessanti. Vengo attratta dal finale. Rileggo l'ultimo capitolo. E mi ritornano sempre le parole di Lucia, una cara amica, che lei inizia tutti i libri dal finale. Dalle ultime 5 righe. Lei sostiene che non si capisce nulla. Ma le piace e lo fa. Boh !?!!

Il finale che ho tra le mani, che non smetterò di leggere per un pezzo, perchè è emozione pura come tutto il resto del libro, è tratto da La felicità esiste di Paolo Zardi. Il passaparola tra blogger me l'ha fatto conoscere, e sappiatelo, lo iniziate e non vi scrollerete dalla poltrona. E' un libro magnetico, una storia che continua a far pensare e  ad emozionare. Sebbene sia una storia di amore, realista e ambientata ai giorni nostri, a volte traspare dell'insensibilità apparente che destabilizza (molto maschile come aspetto, ma a me piace). Ma questo nasconde la verità, quella verità che il titolo del libro vuole palesare: La felicità esiste.
Quando leggi un libro, che mette i brividi, del quale ti confondi con le identità dei personaggi, allora è il libro da consigliare. Non può rimanere nascosto.
Un amico a cui l'ho consigliato, l'ha letto subito, e si è immedesimato in Marco.
Io invece mi rivedo in Sveva.
Un'altra amica lo sta aspettando. E mi dirà poi a chi pensa di assomigliare.
Attendo voi ora.
Beh, non vi dico altro. Tranne il finale.




"Tutto sarebbe cambiato, perchè, se non fosse stato così, se la vita che gli restava non fosse stata diversa da quella che aveva vissuto, allora avrebbe dovuto ammettere che la felicità esisteva, ma non era per lui."


lunedì 29 luglio 2013

Quattro soli a motore - Quota 3000



Questo post necessita di una colonna sonora. Non può essere che Daughter dei Pearl Jam ... 

Detto questo, impostato lo stereo, ora vi racconto di questa avventura dolomitica condivisa con il mio amico Andrea.



Ho deciso di portarmi Corradino, e le sue avventure narrate in "Quattro soli a motore" di Nicola Pezzoli, a quota 3000 metri, cogliendo l'invito contagioso dell' Alligatore in questo suo post.
La splendida cornice dolomitica è quella del Monte Cristallo, nelle dolomiti Ampezzane, lungo la ferrata Dibona, che ha del magnifico: agganciato in quota riesci ad avere una panoramica a 360 gradi tutt'attorno, arrivando fino a penetrare lo sguardo oltre il confine, verso le montagne austriache. Mozzafiato, il tetto più alto in cui io sia mai stata, il mio tetto del mondo!

Una ferrata ad alta quota rimane uno scenario pauroso per molte persone; i limiti con cui ci si scontra sono molti: le vertigini, il fiato che manca, l'equilibrio, la capacità di riconoscere e sfidare le proprie forze, l'istinto di sopravvivenza, il sudore, il freddo. E' per questo che ho portato Corradino con me, perchè lui di paure ne ha affrontate molte, e così apertamente e spontaneamente che sono diventate le mie mentre leggevo la sua storia. Negli occhi di un ragazzino certe cose appaiono crude e vere, palesi, dolorose e reali. Gli occhi di un ragazzino non sono appannati e ricordano quelli che tutti noi abbiamo avuto, occhi di cui abbiamo dimenticato l'uso crescendo e diventando adulti, smarrendo quella genuinità che è il contrassegno di tutti i bambini, ma che rimane la chiave per non farsi prendere in giro, per non diventare vittime dei meccanismi della società.

A me la storia di Corradino ha toccato il cuore, l'ha dilatato oserei dire. 
Mi sono centellinata le pagine e assaporata una scrittura divertente, nuova, creativa e stimolante, che ha reso molto bene il contesto e la vita di Corradino. Bravo a Nicola Pezzoli, Zio Scriba, complimenti ai tuoi occhi e ai tuoi sensi, alla tua sensibilità immensa.

A tal proposito, uno dei miei pezzi preferiti di Quattro soli a motore, che ho sottolineato e riletto e riletto...



a pag. 232 ...

"Anche quando mi fui abituato alle tenebre, a farmi da occhio erano le mani e tutto il resto del corpo, ogni recettore tattile, ogni terminazione nervosa. Pensai allo zio cieco. Per salire dalle scale al buio, dentro una casa sconosciuta, devi dilatare te stesso fino a divenire misura del tutto, radar dell'ignoto, sonar dell'inconosciuto. Pensai a quanto mi avrebbe fatto comodo essere l'Uomo Invisibile, e avrei voluto che l'involucro delle scale, quella loro coltre d'oscurità così densa e protettiva durasse di più. Ma fui ben presto al primo piano."



Buona estate e buona lettura... io continuerò a portarmi Quattro soli a motore in qua e in là ... ;)



venerdì 19 luglio 2013

Quattro soli a motore Libro dell'estate 2013


L'hai letto? Ti è piaciuto, vero? C'è un brano che preferisci? Bene, è arrivato il momento di farlo sapere a tutti! Pubblica una foto della tua copia di Quattro soli a motore di Nicola Pezzoli sul tuo blog o sulla tua pagina facebook, aggiungi la frase o il brano che ti ha colpito di più (e, se vuoi, il numero di pagina, e la didascalia "io l'ho letto e mi è piaciuto"), e liberalo sul web! Un buon consiglio di lettura è il miglior regalo che puoi fare a un amico.
Non l’hai letto! E cosa aspetti? È uscito per la Neo Edizioni, te lo dico io...


Così l'ha presentato al mondo Elle Lo Spirito, creando da subito un evento in facebook, seguendo l'entusiasmo e la proposta dell'Alligatore, in questo suo post.

Forza ragazzi, uniamo le forze e diffondiamo il Libro dell'Estate 2013

"Quattro soli al motore" di Nicola Pezzoli (ZIO SCRIBA)


Fate come me, prenotatelo in libreria, o direttamente dall'editore per evitare un doppio passaggio, e leggetelo subito! Io l'ho iniziato questa notte, eccolo tra le mie lenzuola... ma lo porterò a zonzo con me, in quest'estate che è appena iniziata! La scadenza ideale del 15 agosto è libera, nel senso che se non ce la facciamo a pubblicare un post nel nostro blog per quella data, possiamo andare oltre, c'è pure settembre che si porta lo strascico delle calure, magari tra un filare di vite, una passeggiata in campagna o durante l'ultimo sguazzo al mare.

Dai non perdete l'entusiasmo, contagiate amici e conoscenti. Io ne sono l'esempio. Contagio allo stato puro ;)

giovedì 18 luglio 2013

Mandela Day



Ci sono diverse forme di attivismo che approvo e seguo.
Una di queste è rappresentata da Nelson Mandela e dal suo coraggio.
Nella giornata del Mandela Day, un segno musicale che a me riscalda il cuore, e riporta dolci ricordi di un Sole che iniziava ad avere una coscienza cosmica.

mercoledì 17 luglio 2013

Trascuratezza, parliamone.

Scrivo meno, penso di più.
Questo è il senso di questo periodo. Arriva luglio e le riflessioni non mancano. Mentre gennaio diventa il mese nero, luglio si trasforma nel mese delle riflessioni.
E delle paranoie. E delle incazzature.

Ciò che mi preme di più è il senso del sentirsi trascurati. Mi hanno insegnato a darmi al 100% nella vita, liberamente e sfrontatamente. Probabilmente è un aspetto di gratitudine verso il mondo che i miei genitori, in particolare mio papà, hanno voluto trasmettere, diventando me medesima, "merce" nelle contrattazioni amicali, relazionali  e lavorative. Dove c'è un raggio, c'è Sole.
Questo darsi incessantemente, spesso inceppa. E questi sono i casi più frequenti dell'inceppamento. Che tradotto significa: statemi alla larga.
- l'Io di più. La grande moda social, quella della condivisione sociale, di quel che si fa, legge, visita. Tutti grandi esperti, pochi gli intenditori. Tutti grandi luminari, pochi gli illuminati. Consigli dispensati a go-go, L'Io  che mette mi piace a tutto, ma è pronto a criticare tutto. l'Io che non ascolta altro che la propria ragione e vuole che tu sia il suo adepto. Si tratta dell' Io "che faccio di più di te", che "piaccio alla gente più di te". L'Io che "mi faccio i cazzi tuoi, ma non mi ricordo nemmeno più la tua voce".
E' l'Io più superficiale che esiste, eppure il più famoso e diffuso.

- entusiasmo, schiaccia entusiasmo. Ovvero quando chi ti vuole schiacciare,  usa l'entusiasmo, smorzando il tuo, criticandolo e reputandolo debole, insignificante, illogico, storpio, difficile. E si prodiga ancora di più, per emergere. Spesso è l'ego altrui che agisce, con una pizzico di gelosia e una manciata di invidia. Quando cozza con me. Bum, sparisco.

- il fancazzismo. Ovvero quando inceppi in rapporti in cui devi costruire tutto da solo. E l'altro/a sta passivo ad aspettare. O almeno, così te la dà a pensare: sotto sotto, il piano sornione è costruito ad arte,  per spremerti fino all'ultimo. Tipico del mondo del lavoro: le soluzioni sono abbandonare il lavoro  o un pestaggio. O la vendetta. (ultimamente opterei per opzione 2... )

- il senso di colpa.  Il grande dogma nascosto della Chiesa, usato ad hoc dai migliori mancati preti e suore. Chi lo usa sa è essere spietato,  per sfruttarti e sfinirti. Perchè sa che la leva è usare la tua immensa gratitudine.

Ora ditemi voi, ce ne sono altri casi, di spietati e altamente usati?
Che sto perdendo il senso dell'orientamento in questo luglio caldo e avvilente.

Di una cosa sono certa: la mia riflessione nasce da un fatto. 
Il mio essere Sole non ammette trascuratezza, pena l'oscuramento del pianeta tutto. E non ammette di essere trascurata.
E domenica scorsa l'ho capito, mentre ero appesa alla corda, arrampicando la parete ovest delle Cinque Torri: per un attimo ho perso la fiducia del mio amico, a cui ero legata,  che si era distratto in chiacchiere. 
Eh no, cazzo, questo non si fa!

mercoledì 10 luglio 2013

Polvere di caffè

Che fastidio.
A tanti capita di infastidirsi con lo stridore del gesso alla lavagna.

A me capita con i granellini del macinato di caffè, la polvere di caffè come dico io. Si insidiano tra le unghie, stridono sulle mani, e l'aroma da aulica che è quando li si annusano, diventa puzza nelle mie mani.


...e nonostante tutto, manco io ci riesco a rinunciarci...al caffè, e al voto. ;)

lunedì 8 luglio 2013

A parlar di vino

Un venerdì sera, in orario da aperitivo, in una delle tante cantine della gioiosa Marca Trevigiana.
Di cantina in cantina, dovrei dire. Lasciato il mio posto di lavoro, mi sono diretta in questa cantina qui, a San Polo di Piave (TV), che ospitava un evento che aveva come ospiti Massimo Carlotto e Sandro Sangiorgi: il primo noto scrittore noir, il papà del vero Alligatore, ma anche scrittore di molti romanzi di indagine, il secondo giornalista enogastronomico, esperto di vini, sommelier, pioniere del movimento Slow Food.

In un splendido contesto, sotto una vite  a Bellussi, tipico allevamento di viti diffuso quasi esclusivamene nella zona di Treviso, (e a scemare tra Padova e anche nel bolognese), sopra un carro allestito a festa,  i due sopracitati, un giornalista che moderava l'incontro e un bravo bluesman, accompagnatore musicale della serata.

"Vino e letteratura", il titolo della serata era questo. La chiacchierata è stata da capogiro, moltissimi gli spunti che mi sono portata a casa, e soprattutto concetti essenziali, svestiti da quanto semplici essi siano.


Vi lascio solo tre spunti su cui  meditare, quelli che possiamo pure cogliere nella nostra quotidianità.
Il vino: vino naturale in primis, quello che accoglie e sfrutta la propria naturalità fatta anche di enzimi e lieviti  presenti in esso; e cosa fa il vino? Tre cose fondamentali: restituisce il luogo dove cresce la vite e ne mantiene le tradizioni e i sapori originali,  nutre il fisico e lo spirito, rafforza il rapporto con il cibo. Sono tre qualità spesso dimenticate e sottovalutate, scontate direi io. eppure Sangiorgi le valorizza. Non si possono dimenticare.
La passione: diventa un argomento cardine. Carlotto interviene dicendo che nel momento in cui degusta un vino, un suo pensiero va sempre al produttore, e alla fatica che si cela dietro alla passione per l'uva  e la sua trasformazione. Una passione che traspare soprattutto nella qualità e nell'esprimere la vera natura del vino. Una passione che però sta marcendo e perdendo il suo significato nell'Italia dei nostri anni,  la definisce la "passione di spessore", quella che fa girare il mondo, ma che in Italia in ogni settore e ambito è stata persa (si pensi alla politica ad esempio). Lui si ritiene fortunato: scrive e dosa a suo piacimento la passione nei suoi personaggi. Bello, no? Anche nel progetto letterario che lo vede protagonista con Marco Videtta in questi mesi, "Le vendicatrici", ovvero una lettura noir della condizione della donna che vive ai giorni d'oggi, con la crisi che la travolge e che la discrimina. Lui lo dice: si è innamorato delle quattro protagoniste di questo filone... e non so se sia stata una frase ad effetto, oppure no, sta di fatto che ora il desiderio di buttarcisi sopra a queste storie è immediata. La passione con cui ne ha parlato era palese e contagiosa!
Sensi: assaporare i vini e degustarli è avvicinarsi a sè stessi e all'uso di tutti i nostri sensi. La moda ha un periodo breve per quanto riguada i gusti e Sangiorgi aggiunge pure che è inutile fare gli snob o i bastiancontrari per forza. Se piace un vino, che è e fa la moda del momento, accettiamolo!, se invece non ci piace, va bene lo stesso! si deve capire che degustare  è acuire i propri sensi e non seguire la moda.

Che ne dite, cosa ne possiamo trarre da questa chiacchierata sotto le vigne?
Io mi sono molto rinvigorita, ho avuto modo di affrancare le mie convinzioni in merito, soprattutto per ciò che riguarda i sensi. Spesso dimenticati, ma pur sempre protagonisti di ogni singolo atto che facciamo. Determinano la nostra libertà di esprimerci, la libertà vera, quella  che più volte tiro in ballo, e che è lontana dal liberismo e dai libertini e dai popolani (o popolari, o popolanti, o popo-lesi, o popoliani?) della libertà. Libertà. Punto.
Che ne dite, calice alla mano e ci meditiamo un po' su ???

giovedì 4 luglio 2013

Pensierino 3



Se hai il Sole dentro, non hai tuoni da temere.

 Mario Bucci