mercoledì 4 agosto 2010

Chie-chan e io

Sono convinta che veniamo attratti dai libri come dalle persone. Capita spesso di acquistare un libro perchè come una calamita ci attira a sè, oppure al contrario di averne riposti in libreria, mai aperti, e proprio quando ti devo aiutare ti chiamano alla lettura...
E questo è accaduto con "Chie-Chan e io", di Banana Yoshimoto edito da Feltrinelli.
E' il terzo libro della Yoshimoto che leggo, e come gli altri la cosa che maggiormente mi colpisce, è la semplicità del sul racconto che rasenta quasi la banalità a volte. Ma dentro, un mondo di poesia e di intensità emotiva pervadono.
Chie-Chan e Kaori sono due cugine. Chie-Chan viene accolta da Kaori, manager quarantenne che viaggia molto in Italia per rifornire il negozio per cui lavora, di abbigliamento e altre cose originali e made in Italy. Chie-Chan invece è una ragazza rimasta da poco orfana (che brutta parola), che va a vivere dalla cugina dopo questo lutto. Una giovane donna che all'apparenza sembra abbia molti limiti, perchè è un'abitudinaria, fissata, però diviene man mano la persona di riferimento per Kaori. A Kaori colpiscono soprattutto questi rituali giornalieri che Chie-Chan compie e proprio questi atti le danno una sicurezza che in altri non trova: solo con lei sta bene.
La storia viene animata da due episodi molto forti, che destabilizzano l'abitudine che si è creata tra le due, fa maturare in Kaori la consapevolezza che quel rapporto è la cosa più importante che le sia mai capitata, che l'amore/amicizia/fratellanza tra le due cugine non possono venire spezzate nemmeno dalle scelte di vita differenti che si potrebbero venire a creare, che l'amore non è possesso, attaccamento e disporre dell'altro come e quando si vuole.
Banana Yoshimoto infatti scrive: "sentirsi felice di incontrare una persona, qualunque sia la circostanza, è il bello di una affinità istintiva".... e poi anche queste altre parole..."capii,come mai prima, che tutte quelle cose (fa riferimento a una frase precedente relativa al verstirsi bene) non contano niente in confronto alla vita delle persone, e che il fatto di poterci dedicare del tempo è una malattia fatta di abitudine, tempo libero e ossessioni".
Un libricino che consiglio, perchè cresce man mano che lo si legge. Davvero può apparire banale, soprattutto all'inizio perchè non si comprende perchè ci debba essere un'affinità tra queste due donne. E poi lo consiglio in quanto rimane dentro. Il messaggio è chiaro, e per me è stato: raggiungi la consapevolezza degli affetti che hai non solo quanto temi che ti possano mancare, riconoscendo quanto siano vitali per te, rispettando la libertà e l'individualità altrui, questo è indispensabile.
Buona lettura!